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Istruzione e formazione sotto la lente di ingrandimento

24/02/2016 | News
Istruzione e formazione sotto la lente di ingrandimento

Istruzione e formazione sotto la lente di ingrandimento - - Agenzia Nazionale Giovani

E’ indubbio che l’istruzione e la formazione rappresentino il futuro dell’economia in Europa. Preparare i giovani all’ingresso nel mondo del lavoro è, quindi, uno dei principali compiti dei Paesi europei. L’istruzione ha anche l’obiettivo di partecipare alla creazione di una società migliore, attraverso il sostegno alle persone meno istruite e a rischio di emarginazione ed esclusione sociale.

La Commissione europea, DG Istruzione e Cultura, con il contributo della DG Occupazione, Affari sociali e Inclusione, ed il network Eurydice, ha pubblicato la Relazione di monitoraggio dei settori dell’istruzione e della formazione per l’anno 2015, in cui sono contenuti dati specifici sui Paesi UE, informazioni sulle riforme più recenti e sulle azioni strategiche da intraprendere.

Vediamo come è andata in Italia.

 

Si può affermare che, negli ultimi anni, i sistemi di istruzione e formazione in Italia siano via di in miglioramento.Nel campo della lotta alle diseguaglianze, tra il 2013 e il 2014, l’Italia ha registrato una forte diminuzione del tasso di abbandono scolastico (1,8%), attestandosi al 15% e raggiungendo così l’obiettivo nazionale, fissato al 16%. Tuttavia, il tasso rimane al di sopra della media europea (dell’11,1% nel 2014), in particolare per quanto riguarda gli studenti nati all’estero e le regioni del sud Italia. Si riscontra anche un importante divario di genere: il tasso è pari al 17,7% tra i maschi contro il 12,2% tra le ragazze. Il divario tra cittadini nativi e immigrati di prima generazione è ancora molto elevato, ma si nota un recupero parziale tra gli immigrati di seconda generazione. La percentuale di studenti stranieri è cresciuta rapidamente in Italia e nel 2013-2014 rappresentava il 9% del numero totale di studenti delle scuole. Nell’ambito della modernizzazione dell’istruzione scolastica, un’indagine dell’OCSE del 2013 rivela che la percentuale di insegnanti in Italia, che assegnano compiti diversi agli studenti in base alle loro necessità individuali, è più elevata rispetto alla media europea (58% rispetto al 46%); la percentuale di insegnanti che utilizzano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per progetti o lavori di classe (31%) e che partecipano ad attività di formazione sulle TIC (53%) sono nella media europea. La riforma della scuola attualmente in corso è la principale iniziativa volta a modernizzare l’educazione scolastica. Tra il 2014 e il 2015 ha preso il via il Sistema nazionale di valutazione (SNV) delle scuole, il cui successo dipenderà dal coinvolgimento di tutti gli attori e le parti interessate. Per il periodo 2014-2020 l’Italia ha anche destinato circa 780 milioni di euro del Fondo sociale europeo alla riduzione dell’abbandono scolastico precoce e alla promozione dell’accesso ad un’istruzione di qualità. La modernizzazione dell’istruzione superiore ha previsto anche l’aumento della quota dei finanziamenti pubblici alle università sulla base dei risultati raggiunti (dal 13,5% al 18% e nel 2015 al 20%), con l’intenzione del governo di aumentarla gradualmente fino al 30%. Si sta promuovendo l’uso di contratti di apprendistato, in particolare per i dottorandi, con i cosiddetti “dottorati industriali” e attraverso la cooperazione università-imprese. Sono stati spesi 3 milioni di euro nel 2013 e 7 milioni di euro nel 2014 per sostenere i tirocini formativi per gli studenti universitari e per assicurare che le esperienze effettuate fossero inerenti ai programmi di studio e riconosciute in termini di crediti. Per quanto riguarda l’istruzione terziaria professionalizzante, nel 2015 è stato introdotto un modello di finanziamento che premia la qualità degli istituti tecnici superiori (ITS), e che assegna finanziamenti in base ad indicatori di risultato. Gli ITS accolgono circa 8.000 studenti e i dati sull’occupabilità dei neodiplomati sono molto incoraggianti: ad un anno dal diploma il 78% lavorava. Le riforme in campo dimostrano una maggiore attenzione alla qualità dell’istruzione superiore, nonostante il livello complessivo dei finanziamenti pubblici rimanga ancora molto basso.

Oltre al tasso di abbandono scolastico, ancora superiore alla media europea, si  riscontrano differenze regionali significative in merito alle competenze di base: nelle regioni settentrionali i risultati degli studenti sono in linea con la media europea, o addirittura superiori, nel meridione sono invece peggiori. La percentuale di studenti italiani con risultati insufficienti è leggermente più elevata rispetto alla media europea nella lettura, in matematica e nelle scienze. Nell’ambito dell’istruzione, la quota complessiva di insegnanti che ha partecipato ad attività di formazione continua negli ultimi 12 mesi è, purtroppo, inferiore alla media europea (75% rispetto all’85%). Inoltre, le retribuzioni degli insegnanti sono ancora basse rispetto a quelle di altri lavoratori con istruzione terziaria e, insieme alle limitate prospettive di carriera, contribuiscono a ridurre il prestigio della professione di insegnante. Il tasso di istruzione terziaria dei giovani è il più basso dell’UE (23,9% nel 2014 per i giovani tra 30 e 34 anni) e rimane al di sotto dell’obiettivo nazionale del 26-27% previsto dalla strategia Europa 2020. Anche la mobilità in entrata dei laureati è piuttosto bassa rispetto ai paesi UE economicamente più avanzati, specialmente a livello di laureati di secondo livello. Tuttora molti studenti abbandonano l’istruzione universitaria (55% per le lauree triennali nel 2012). La buona notizia è che, negli ultimi anni, è aumentata la percentuale di studenti che hanno conseguito la laurea di primo livello entro la durata legale di tre anni del corso di studi. Il tasso di occupazione dei giovani che hanno di recente conseguito il diploma di scuola secondaria superiore è il più basso dell’UE (38,3% nel 2014), e anche l’apprendimento basato sul lavoro non è sufficientemente sviluppato: solo un’esigua percentuale di studenti, il 10,7%, ha partecipato a percorsi di alternanza scuola-lavoro nel 2013-2014. L’ingresso nel mercato del lavoro risulta difficile anche per le persone molto qualificate. Per quanto riguarda i giovani che non lavorano né sono inseriti in percorsi di istruzione o formazione, l’Italia ha la seconda percentuale più alta nell’UE (26,2% delle persone tra i 15 e i 29 anni nel 2014), dopo la Grecia (26,7%).

La Commissione europea afferma che per costruire sistemi di istruzione e formazione efficaci bisogna puntare sull’inclusione, offrendo ad ogni cittadino la possibilità di sviluppare il proprio talento e sentirsi parte di un futuro comune.

Certo, la diminuzione degli investimenti destinati all’istruzione sta mettendo a rischio gli obiettivi della strategia Europa 2020. Infatti, la quota di giovani che non riescono a raggiungere standard minimi di istruzione è una delle sfide più difficili per l’Europa, poiché dipende ancora in larghissima misura dalla situazione socio-economica e dal background di immigrazione. Le possibilità di accesso all’istruzione superiore si riducono ancora di più se non si è inseriti nel percorso scolastico già dai primi anni, mentre il 60% di chi abbandona prematuramente la scuola rimane poi inattivo o disoccupato.

Ad oggi, nessuno Stato membro è riuscito a ridurre al di sotto del 15% la percentuale di studenti con risultati insufficienti tra i quindicenni con un modesto status socio-economico. L’Unione europea ha indicato quali dovrebbero essere gli strumenti strategici per rendere i sistemi europei di istruzione e formazione più inclusivi, efficaci e di qualità: educazione e cura della prima infanzia, programmi linguistici, sostegno mirato ad aree svantaggiate, orientamento per l’apprendimento a domicilio, percorsi elastici per gli studenti più svantaggiati. Puntare, poi, allo sviluppo professionale continuo e all’accrescimento delle competenze degli insegnanti, attraverso attività di formazione mirata ai bisogni educativi speciali, agli ambienti multiculturali, all’apprendimento personalizzato, al miglioramento dell’orientamento.

Quindi, far sì che il sistema di istruzione e formazione consenta passaggi più flessibili tra i vari livelli d’istruzione e il mercato del lavoro, combini l’apprendimento scolastico e quello basato sul lavoro, affronti il problema dei risultati insufficienti nelle competenze di base, aiuti gli studenti a potenziare le competenze necessarie nel mercato del lavoro, punti all’innovazione e alle tecnologie digitali, assicuri la riqualificazione e riconversione delle competenze affinché rimangano al passo con le trasformazioni del mercato del lavoro.

 

Se vuoi saperne di più sull’Italia, clicca qui per la Relazione integrale

Se vuoi saperne di più sull’Europa, clicca qui per accedere al focus sul sito della Commissione 

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