E’ indubbio che l’istruzione e la formazione rappresentino il futuro dell’economia in Europa. Preparare i giovani all’ingresso nel mondo del lavoro è, quindi, uno dei principali compiti dei Paesi europei. L’istruzione ha anche l’obiettivo di partecipare alla creazione di una società migliore, attraverso il sostegno alle persone meno istruite e a rischio di emarginazione ed esclusione sociale.
La Commissione europea, DG Istruzione e Cultura, con il contributo della DG Occupazione, Affari sociali e Inclusione, ed il network Eurydice, ha pubblicato la Relazione di monitoraggio dei settori dell’istruzione e della formazione per l’anno 2015, in cui sono contenuti dati specifici sui Paesi UE, informazioni sulle riforme più recenti e sulle azioni strategiche da intraprendere.
Vediamo come è andata in Italia.
Certo, la diminuzione degli investimenti destinati all’istruzione sta mettendo a rischio gli obiettivi della strategia Europa 2020. Infatti, la quota di giovani che non riescono a raggiungere standard minimi di istruzione è una delle sfide più difficili per l’Europa, poiché dipende ancora in larghissima misura dalla situazione socio-economica e dal background di immigrazione. Le possibilità di accesso all’istruzione superiore si riducono ancora di più se non si è inseriti nel percorso scolastico già dai primi anni, mentre il 60% di chi abbandona prematuramente la scuola rimane poi inattivo o disoccupato.
Ad oggi, nessuno Stato membro è riuscito a ridurre al di sotto del 15% la percentuale di studenti con risultati insufficienti tra i quindicenni con un modesto status socio-economico. L’Unione europea ha indicato quali dovrebbero essere gli strumenti strategici per rendere i sistemi europei di istruzione e formazione più inclusivi, efficaci e di qualità: educazione e cura della prima infanzia, programmi linguistici, sostegno mirato ad aree svantaggiate, orientamento per l’apprendimento a domicilio, percorsi elastici per gli studenti più svantaggiati. Puntare, poi, allo sviluppo professionale continuo e all’accrescimento delle competenze degli insegnanti, attraverso attività di formazione mirata ai bisogni educativi speciali, agli ambienti multiculturali, all’apprendimento personalizzato, al miglioramento dell’orientamento.
Quindi, far sì che il sistema di istruzione e formazione consenta passaggi più flessibili tra i vari livelli d’istruzione e il mercato del lavoro, combini l’apprendimento scolastico e quello basato sul lavoro, affronti il problema dei risultati insufficienti nelle competenze di base, aiuti gli studenti a potenziare le competenze necessarie nel mercato del lavoro, punti all’innovazione e alle tecnologie digitali, assicuri la riqualificazione e riconversione delle competenze affinché rimangano al passo con le trasformazioni del mercato del lavoro.
Se vuoi saperne di più sull’Italia, clicca qui per la Relazione integrale
Se vuoi saperne di più sull’Europa, clicca qui per accedere al focus sul sito della Commissione
Condividi su: