Il tema della partecipazione dei giovani è alquanto vasto, complesso ed affrontabile da più punti vista. Da una parte rispetto al livello partecipativo dei giovani in Italia (Rapporto giovani) ed in Europa (Eurostat). Dall’altra rispetto a metodologie, strumenti e linee guida che possono favorire l’effettiva partecipazione dei giovani alla vita locale. Qui ci si concentrerà su questa seconda dimensione, partendo dalle istituzioni europee che hanno promosso già nel 1990 e poi nel 2003, la Carta di partecipazione dei giovani e, nel 2008, un manuale per la sua adozione e diffusione.
1. Uno sguardo all’Europa
Lo scorso anno, il Consiglio europeo (Piano di lavoro per la gioventù 2016/2018) ha posto agli Stati membri l’obiettivo di unamaggiore partecipazione di tutti i giovani alla vita democratica e civica in Europa, invitando a promuovere cittadinanza attiva e partecipazione dei giovani a società plurali e tolleranti.
In generale, in materia di gioventù, finalità della U.E. è educare i giovani alla partecipazione alla vita democratica (processo reciproco e permanete) per rafforzare il ruolo degli stessi giovani nella definizione delle politiche che li riguardano. Come? Favorendo il dialogo con i giovani ed un migliore utilizzo dei meccanismi esistenti – o l’istituzione di nuovi meccanismi – per raccogliere i pareri dei giovani al fine di informare e impostare la politica per la gioventù e le politiche attinenti ai giovani.
La “vision” sottostante alle indicazioni del Consiglio è che “I giovani hanno un prezioso contributo da apportare allo sviluppo della società. … una maggiore partecipazione dei giovani può contribuire allo sviluppo sociale, politico, culturale ed economico e, se un maggior numero di persone e di idee sono rappresentate in ambito pubblico, le decisioni avranno basi più solide.
La U.E. promuove in particolare lo strumento del dialogo strutturato (vedi anche in ANG), del Metodo Aperto di Coordinamento le consultazioni pubbliche, ma invita a cercare anche altre forme di partecipazione.
2. Gli organismi partecipativi dei giovani in Italia
Anche il nostro Paese ha una storia rispetto agli strumenti partecipativi dei giovani, in particolare sia a livello comunale, che regionale. La prima Consulta Regionale dei Giovani fu infatti istituita con legge ben 36 anni fa, in Molise, con la L.R. 21/1980 (v. Tab. 1). Da allora ad oggi, gli organismi partecipativi dei giovani di livello regionale sono stati 18, attivati in quasi tutte le Regioni.
Tab. 1: Le leggi regionali sulle politiche giovanili
Friuli Venezia G.
Questi 18 organismi partecipativi dei giovani (v. Tab. 2), sono stati costituiti secondo le diverse tipologie di Consulte (9), Forum (6), Tavoli (1), Consigli (1) e Rete dei Consigli (1).
Tab. 2: Gli organismi partecipativi attivati ed attivi oggi
Oggi risultano attivi undici organismi partecipativi (rispetto ai 18), di cui tre Consulte sono in fase di start up (Friuli, Marche ed Umbria), mentre gli altri sette da anni non intervengono più nel dibattito sulle politiche giovani.
Tra i Forum attivi, quelli di Basilicata e Campania risultano essere membri anche del Forum Nazionale Giovani (v. più avanti). Entrambi hanno attività ben rappresentate su Facebook, così come il network delle Consulte sarde, mentre la Consulta giovani della Provincia Autonoma di Bolzano ha un blog. Sul web è poi possibile rintracciare le attività della Consulta della Valle d’Aosta, del Consiglio Giovani del Trentino, del Tavolo della Toscana, mentre usa una pagina istituzionale la Consulta del Piemonte.
Nello spirito delle leggi, termini quali Consulte e Forum non sono stati usati in maniera contrapposta: ciascuna legge regionale fissa i compiti di questi organismi, senza che vi sia una contrapposizione netta tra quelli delle Consulte (es. con potere consultivo) e dei Forum (con funzioni propositive, deliberative). Stessa cosa per la composizione: i criteri cercano comunque di aprire al coinvolgimento di giovani fuori dalle istituzioni, per coinvolgerli nelle decisioni che li riguardano.
Come si vede nella Tab. 3, i ruoli previsti per questi organisti sono infatti per lo più propositivi ed in nessun caso vi è un potere consuntivo che può definire un veto.
Tab. 3: I principali compiti degli organismi partecipativi regionali.
Il livello di attività di questi organismi regionali (misurato dalla loro rappresentazione sul web) non è in generale particolarmente vivace. Sono infatti solo tre le pagine Face book che danno conto delle attività di questi organismi, mentre le pagine istituzionali spesso non vengono aggiornate tempestivamente, sono per lo più statiche e non è nemmeno così frequente trovare news inerenti le azioni. Usando la polarità “caldo / freddo” per descrivere questi organismi, spesso è questa seconda dimensione che finisce per influenzare il sentiment (Tab. 4), che non è negativo, ma “neutro” rispetto invece ad uno strumento che ha forti potenzialità (v. “Strenght”)
Tab. 4: Il sentiment “neutro”
E’ necessario quindi ricercare anche altre modalità di coinvolgimento dei giovani. Una strada è quella di dare vita a reti regionali di esperienze locali, anche con modalità più “leggere” in altri contesti. Ad esempio la Regione FVG (art. 9, L.R. 5/2012), stabilisce che vi sia una Conferenza triennale dei giovani con il compito di accogliere e dibattere le istanze provenienti dalle Assemblee provinciali, di verificare lo stato di attuazione delle azioni messe in atto dalla legge giovani, di avanzare proposte e pareri alla Giunta regionale. Alla Conferenza è invitata una rappresentanza qualificata dei diversi comparti del mondo giovanile: associazioni, aggregazioni giovanili, studenti, lavoratori e partecipa l’assessore regionale alle politiche giovanili.
La Regione Emilia Romagna (art. 34, L.R. 14/2008) indice periodicamente una conferenza denominata “Forum giovani”, quale luogo privilegiato d’incontro tra giovani e istituzione regionale, sede di confronto, partecipazione e d’individuazione di proposte, anche ai fini della definizione delle linee prioritarie di azione e verifica delle politiche rivolte ai giovani.
Nell’ambito di strumenti più flessibili, dinamici, attivati su questioni precise e concentrati nel tempo (quindi con un focus specifico), va segnalata l’esperienza del Tavolo Giovani della Regione Toscana, quale strumento di analisi e miglioramento delle azioni messe in campo sui temi di tirocini, casa, lavoro, impresa, servizio civile, formazione, Garanzia Giovani. La partecipazione è fluida, con 35 enti firmatari, ma ad assetti variabili e sempre con il principio della “porta aperta”.
2.1 Il livello comunale
A livello comunale, le funzioni ed i compiti di questi organismi sono abbastanza simili a quelli regionali, adattati però ad una dimensione locale. Ciò vale anche per i meccanismi di composizione: si vedano gli esempi del Lazio e della Sardegna, emblematici e recenti, proprio rispetto alla promozione di Consulte locali.
Questa ipotesi di luoghi di rappresentanza costruiti partendo dal basso, registra il primo tentativo di sviluppo durante il secondo Governo Prodi, sotto la guida della Ministra Melandri. Questa azione culminò con l’evento “Consultiamoci, primo meeting nazionale delle consulte e dei forum giovanili”, che si tenne a Roma, 27 febbraio 2007 e coinvolse 700 giovani. La banca dati del Ministero, allora, aveva raccolto dati sull’esistenza di 437 Forum e Consulte comunali (5,4% dei Comuni) e 15 provinciali (15%). Contemporaneamente vi erano circa 500 esperienze dei Consigli Comunali dei Ragazzi (CCR), che vedevano coinvolti 13.000 ragazzi consiglieri e 750.000 ragazzi nelle attività (6 dicembre 2004, www.lacittadeibambini.org).
“Consultiamoci” fu un appuntamento senza seguito, mentre – autonomamente a Strambino (To) – nel giro di un anno ci furono due incontri per rilanciare questa ipotesi, patrocinati e dal nuovo Ministero della Gioventù, guidato dalla On. Meloni. Vi furono un Workshop nazionale (26/27/28 novembre 2010) e poi (20/21 maggio 2011) il Primo Convegno Nazionale delle Consulte Giovanili Italiane (alla presenza di una ventina di organismi). Questo percorso non andò avanti: nel 2011 il segnale chiaro fu quello di un calo del numero di questi organismi locali di partecipazione dei giovani, ad esclusione di qualche area (ad esempio le 40 Consulte locali della Basilicata e ai 54 Forum campani rilevati nel 2010).
2.2 Il Forum Nazionale dei Giovani
Dal 2004 però il ruolo di rappresentanza dei giovani a livello nazionale è svolto dal Forum Nazionale dei giovani, riconosciuto con la Legge 311 del 30 dicembre 2004(con un fondo di 500.000 euro) dal Parlamento Italiano. Il FNG è una piattaforma nazionale di secondo livello, a cui aderiscono 75 organizzazioni giovanili italiane (presenti su almeno 5 regioni e con un minimo di 300 iscritti, il 75% dei quali di età inferiore ai 35 anni) con una rappresentanza di oltre 4 milioni di giovani, composta da 75 organizzazioni nazionali,.
Il FNG è nato da un percorso “dal basso” tra i principali network associativi italiani per tentare di trasformare le esperienze ed i know how in azione politica per le nuove generazioni, grazie ad un confronto con i policy maker nazionali.
Il FNG è membro del Forum Europeo della Gioventù (European Youth Forum) che rappresenta gli interessi dei giovani europei presso le istituzioni internazionali ed è composto dai Consigli Nazionali dei Giovani e dalle organizzazioni non governative europee.
Altro organismo di rappresentanza nazionale dei giovani amministratori locali under 35 è la Consulta nazionale giovani amministratori, costituita in seno all’Anci.
3. Nuove forme di partecipazione
Gli strumenti di Forum e Consulte segnano il passo rispetto alla motivazione a partecipare attivamente da parte dei giovani. Sono invece altre le dimensioni che muovono passioni ed interessi dei giovani, a partire dalle campagne mediatiche, piuttosto che esperienze concrete e dirette di realizzazione di spazi giovani, oppure on line (quasi un milione di iscritti a Garanzia giovani), o ancora di produzione e impresa (si vedano ad esempio, nel 2015 e 2016, i grandi numeri della partecipazione ai bandi delle Fondazioni bancarie sull’innovazione sociale e culturale, 350 progetti Funder 35 e 1.500 Culturability, ma anche le tante start up attivate, la vasta partecipazione ai bandi Anci e Gioventù).
Questi percorsi partono spesso da una dimensione di ascolto delle questioni che i giovani portano: facilità di accesso ai contenuti, tempestività nella risposta, incontri diretti, programmi a temine sono dimensioni che interessano i giovani rispetto a queste azioni. Sembra quindi che si possa bay passare l’idea di una rappresenta che confluisca in un organismo, in quanto idee e proposte possano essere poste a tema con altre modalità e strumenti (ad esempio la capacità di rappresentarsi, di rendersi visibili a prescindere da quante si rappresenta). Sono questi fenomeni nuovi, ma che spiegano perché co-working e fab lab (piuttosto che start up) siano ben conosciuti, a differenza di quei servizi per i giovani che per anni sono rimasti in una nicchia (v. Informagiovani, Centri di Aggregazione, ecc.).
Il tema della partecipazione e della rappresentanza giovanile è quindi un elemento che caratterizza da sempre il percorso delle politiche per le nuove generazioni. Il principio guida è che queste azioni devono essere elaborate con i giovani (e non solo a favore dei..), tanto che il successo di questi interventi è proporzionale al più forte coinvolgimento dei giovani nelle fasi di elaborazione di queste politiche (è lo stesso principio, usando una metafora e con le dovute differenze, di incrementare i risultati della raccolta differenziata coinvolgendo il più possibile i cittadini a collaborare, G. Arena, Cittadini attivi, Edizioni Laterza 2005).
Nuove modalità possono incrementare il coinvolgimento di giovani: oggi, tanto la democrazia rappresentativa quanto quella partecipativa, sono sempre più correlate all’uso dei media e alla partecipazione on-line. Ciò permette di coinvolgere un maggior numero di persone nei processi di formazione di opinioni e di assunzione di decisioni, offrendo anche ai più giovani l’opportunità di produrre, piuttosto che semplicemente di consumare, l’informazione. In questa direzione si muovono le idee di creare delle “Comunità digitale per i giovani”.
Prof. Giovanni Campagnoli
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